domenica 3 febbraio 2008

Guardare l'arte

Ho visto il film su Modigliani. Con Andy Garcia. "I colori dell'anima". In realtà non conosco bene l'artista, e non so quanto nel film ci sia di vero o meno. Ma mi è piaciuto moltissimo. A casa ho una copia di un suo quadro, credo stampata, che mi ha sempre affascinato fin da piccolo. Nel film è messa in rilievo la concezione della vita, fuori dalle convezioni, oltre che il rapporto di amore-odio con Pablo Picasso. Modigliani irritava e canzonava Picasso che sembra reagire in modi diversi. A sua volta, infierendo, o lasciandosi all'ira. Essendo appasionato di astrologia so che il "Grande Picasso" era scorpione. Ma ignoravo il segno zodiacale dell'italiano. Durante il film ho sospettato fosse cancro. E per la sensibilità che dimostra nelle tele, e perchè solo un cancro può irritare uno scorpione! Ebbene, alla fine del film, ho avuto la certezza: 12/7/1884. Aldilà della pura curiosità, mi sono soffermato sul destino dell'artista. Povero e arrivato al successo sul letto di morte. In un ambiente, quello parigino del primo dopoguerra, in fermento di idee. Con circoli che invitavano all'arte e committenti. Quanto può essere strano il destino! Vista da fuori sembra una vita straordinaria. Instabilissima, senza niente se non l'arte. E il vino. Le donne. La scena che coglie quel quid che caratterizza ogni artista, e non solo Modigliani, è quando i partecipanti, fra cui Picasso, si impegnano per partecipare ad un concorso. Ognuno si scatena e cerca di trovare il modo di entrare nella tela. O al contrario di riempire la tela con quello che sente e vede dentro. Con tutti i colori e le sfumature dell'anima. Allora ecco Picasso distruggere il lavoro per poi ricominciarne un altro su tema diverso. E Soutine, a me ignoto, che dipinge un "bue squartato" forse usando come rosso lo stesso sangue dell'animale! E Utrillo, altro ignoto, ahimè! che scarica la sua pazzia su tela. Tutti in un modo o nell'altro riversano su tela quello che guardano e quello che sentono dentro. Invasati, come musicisti jazz, bevono e dipingono. Sono entusiasti nel senso greco. Dio entra in loro. E godono e gioiscono della felicità. In un mare di sofferenza. Trovano di che ringraziare la vita. Immagino quel circolo, quell'allegria, quell'instabilità. Quell'amore così sofferto. Una vita che mi fa pensare alla presenza del destino sulla terra. E a come può essere meravigliosa questa esistenza. Vissuta cogliendo l'attimo. Vivendo appieno ogni momento. Leggera pazzia nell'artista. A ben vedere leggera pazzia negli artisti. Tutti. Che vedono oltre una esistenza "sistemata". Nell'artista, sia esso scrittore, musicista, pittore, non è lui a parlare, suonare, dipingere. E' la vita che si manifesta attraverso di lui. E' il Dio che si impossessa dell'artista. Egli è un veicolo, un mezzo. Il talento è sapere fare senza aver appreso come fare. Un pò esaltati gli artisti cadono nella presunzione, nell'egoismo, mancando di umiltà. Non reggono quel dono che ospitano. Non reggono quelle visioni che poi proiettano. Ma l'artista è artista. E' pazzo per definizione. Sono in linea col mondo. Non vogliono "sistemarlo". Questi "sistematori" sono i veri pazzi!!!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

anch'io ho visto il film e, anch'io come te mi sono emozionato molto! anche se in quasi tutti i film di artisti che ho visto, il loro essere esistenzialisti o altro viene portato all'ecceso, quasi mercificato e, qualche volta parodiato. l'ambiente è sicuramente quello giusto, mette il luce il fermento culturale della parigi ancora romanrica, i caffè, i concorsi e altro. tutto è buono. quello che non è buono è il dipinto di modigliani del concorso, credo che non abbia mai creato un opera con quegli occhi, perchè di occhi forse, non ne ha mai dipinti. angeli verdi, quelli erano i suoi occhi. anche picasso viene fatto passare per il grande artista che ha rivoluzionato ogni cosa, forse è così, forse no. ma sicuramente anche lui ha molto da ringraziare a cezanne, perchè senza di lui, credo che il cubismo non fosse mai esistito. cè anche da dire che in quel tempo sono forti gli insegnamenti che vengono portati dagli studi antropologici, dalle mostre sull'arte arcaica, e di lì, il conseguente studio di picasso sull'arte nera. Les Demoiselles d’Avignon sono un chiaro esempio di come il grande maestro sia anche un grande imitatore. odio picaaso e forse questo mi porta ad essere duro con lui. credo che il signor modigliani non ha niente da invidiare a picasso, anzi, ha da insegnargli molto. e dunque in quegli anni l'arte trova un'ampio respiro, forse il più profondo, e rivoluzionario; anche se a mio parere, la parola arte si potrà usare per la prima volta con l'arte concettuale. per molti anni l'arte è stata al servizio della religione, i corpi dipinti da Pietro Cavaro o simone martini,sono corpi piatti, ancora lontani dal lume della ragione. negli anni succesivi con artisti come giotto o paolo uccello anche se non proprio contemporanei tra loro, il corpo acquisisce consapevolezza di quello che è e di quello che potrabbe essere. ed ecco che i corpi divengono volumetrici, l'abagliante luce dei colori dei dipinti, fino a qual momento rappresentata, sposta il centro sulla luce emanata dai corpi e di li il grande passo. poi come voi sapete, arriveranno michelongiolo, michelangelo merisi detto da caravaggio, a dare nuova linfa alla pittura. ma ancora non basta, la religone, governa e gestisce la mente del pittore. il romanticismo porta altre innovazioni, pittoriche, di ideali, dei temi trattati, e della rappresentazione stessa. saranno poi gli impressionisti a gettare un pò di scienza nella pittura, con i loro studi cromatici. "ma non crediati che quelli dipingevano realmente all'aperto. i dipinti li finivano nello studio." ecco la prima svolta, van goh. la prima pagina che cambia. poi tutte le avanguardie, e credo che qui dovremmo ringraziare all'infinito il signor duchamp, e qui il credere religioso lascia il posto al sapere, e l'arte inizia finalmente a respirare. orano iniziano a sorgere i problemi sull'arte astratta, infiniti discorsi sul come definirla e riconoscerla, con la conseguente nascita di infiti "ismi". ma finalmente ci siamo, con il concettuale l'arte svela la sua vera natura, inizia a parlare di se e solo di se, a da qual momento in poi, l'arte sarà libera da ogni sua castrazione. vogliate scusarmi di questo mio lungo commento, ma quando si parla di arte mi piace sembre dire la mia. anche se francesco credo mi abbia sgamato. impariamo a vivere nell'arte.

Anonimo ha detto...

Grazie dell'intervento...non ho recuperato materiale sulla tua diritta. Ma ho molte impressioni in proposito. Spero bastino per farci riflettere. A presto con il post.ciao...